UN RECENTE ARTICOLO DI AMANDA MULL SU THE ATLANTIC CI FA RIFLETTERE SUL CONCETTO DI IMITAZIONE E DI TENDENZA

Fino a qualche tempo fa le collezioni nascevano così come ce le descriveva Miranda Priestley nel Diavolo veste Prada, i trend forecaster cercavano idee e suggestioni in giro per il mondo, accendendo la creatività degli stilisti incaricati della creazione delle collezioni moda.

Un processo che rimaneva ben aderente al “gusto personale”, che alimentava la creazione di collezioni sostanzialmente diverse, e che sapeva interpretare ed anticipare lo spirito dei tempi.

Oggi l’ascesa del fast fashion e del super fast fashion (pensiamo a realtà come Shein capaci di introdurre ogni giorno sul sito web oltre 7000 nuovi articoli) hanno creato un vero e proprio corto circuito in questo processo.

IL TREND FORECASTING È DIVENTATO PER LO PIÙ AGGREGRAZIONE DI DATI

Interpretati da algoritmi, e ogni collezione finisce per introdurre solo piccole varianti in copie pensate più per l’esperienza d’acquisto online, che per la concreta vestibilità del capo.

In tutto ciò a cambiare è il concetto stesso di tendenza, oggi sostituito dalle estetiche di TikTok. Tendenza è riferito ad una specifica categoria merceologica, ad un modo di portare un certo capo o ad uno specifico articolo; “estetica” è invece “weird girl” “barbiecore” o “Y2K”, ed ha a che fare con un mood, o un insieme di codici ed icone.

Le nuove estetiche sembrano però ben più fugaci e fluide delle vecchie tendenze, e sono quindi qualcosa che troppo spesso la moda non può predire, e che va troppo veloce per restare connessa con la realtà.

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