Classicismo in passerella.

“L’UOMO AUTUNNO INVERNO È RECESSIONCORE”

Su tik tok si parla di “recessioncore”, per descrivere il ritorno all’uomo formale che ha dominato le passerelle delle sfilate uomo a/i 2024

I look progressisti delle scorse edizioni sono stati accantonati, a favore di una nuova eleganza, lontana dal comfortwear post-pandemico e da una mascolinità convenzionale.

Gli outfit maschili hanno proposto un’eleganza classica ma non nostalgica, minimale e sostanziale, fatta di linee pulite e cappotti extra-long.

LE SFILATE SONO STATE DEI VERO E PROPRI SHOW.

Star in passerella, pop-star coreane come ospiti di eccezione (vedi Prada), star del cinema tra i modelli, e cantanti di oggi o del passato coinvolti nell’accompagnamento musicale del défilé.

Memorabile la sfilata di Lucas Bravo nei panni del serial killer di American Psyco, per Louis Gabriel Nouchi e l’eleganza senza età di Charlotte Rampling per Ami Paris.

Il “recessioncore” ha poi trovato conferme anche nelle tendenze di punta della 103esima edizione di Pitti.

L’innovazione si concentra sulle performance tecniche del capo (vedi Alphatauri e Tombolini), sulle caratteristiche del tessuto che determinano migliorie sostanziali nel comfort, nel fit o negli ambiti di applicazione; ma riscoprono e prediligono linee pulite e tagli sartoriali (Brunello Cucinelli).

La moda uomo sembra abbracciare l’idea del “capsule wardrobe”, i pezzi “basic” si fanno “importanti”, la qualità si alza, la versatilità è imprescindibile e l’accostamento dei capi sembra suggerire l’idea di un’eleganza ritrovata ed essenziale.

A completare la scena, tanto delle fashion week maschili, quanto nella cornice della fortezza da Basso, uno streetwear creativo ed a tratti eccessivo, soprattutto se paragonato al rigore delle runways. Svariati sono stati gli outfit in gonna per gli uomini del front row, da Robert Pattinson con gonna in tweed alla sfilata di Dior, a Lucien Laviscount in skirt plissettata alla sfilata di Louis Vuitton, e l’eccentricità dello streetwear ha colorato le pagine delle riviste moda, compensando un rigido e severo “recessioncore”. 

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